Trattare i disturbi del neurosviluppo per prevenire disturbi psicopatologici in età adulta

Intervista al Dr. Giovanni Riccardi

Responsabile Clinico dell’ Associazione Un Due Tre Stella

– Innanzitutto cosa sono i disturbi del neurosviluppo?

I disturbi del neurosviluppo sono un gruppo di condizioni cliniche ad esordio tipico in età infantile. Tali disturbi si manifestano tipicamente nelle fasi precoci dello svillupo, spesso prima che il bambino inizi la scuola primaria, e sono caratterizzati da ritardi o deficit nell’acquisizione di competenze età-specifiche che causano una compromissione piu generale del funzionamento adattivo del bambino.

– Ci può fare qualche esempio?

Le difficoltà variano da limitazioni molto specifiche quali disturbi di linguaggio o della coordinazione motoria a situazioni piu complesse che compromettono le abilita cognitive e relazionali del bambino (ad esempio disabilità intellettive o autismo). In alcune forme è più evidente una componente neurologica che dunque si esprime attraverso deficit organici visibili, in altre prevale invece una componente neuropsicologica che si manifesta con un’alterazione in una o più funzioni evolutive. In realtà tali disturbi, dal momento che il nostro sviluppo non è un qualcosa di puntiforme, si presentano spesso in concomitanza.

– Ci può spiegare meglio?

In medicina si parla di comorbidità quando due condizioni cliniche esistono simultaneamente. Nello specifico si parla di comorbidità omotipica  quando sono copresenti disturbi della stessa natura (ed è il caso dei disturbi del neurosviluppo) e di comorbidità eterotipica quando si tratta di disturbi di natura diversa (un disturbo del neurosvillo e un disturbo psichiatrico a se stante ad esempio) E’ importante chiarire tuttavia che, spesso, non si tratta di vera e propria comorbidità dal momento che, specie in età evolutiva, esistono situazioni cliniche che vanno a compromettere più aree simultaneamente o meglio, ritardi nell’acquisizione di alcune abilità, vanno a compromettere più aree di funzionamento del bambino.

– Quali sono le cause?

I fattori che concorrono all’insorgenza dei disturbi del neurosviluppo sono molteplici e non sempre prevedibili. La presenza di un deficit o di una alterazione nell’acquisizione di una competenza evolutiva (il linguaggio ad esempio) è spesso la conseguenza di fattori ambientali quali basso peso alla nascita, complicanze peri-post natali o fattori genetici. Spesso sono dovuti a disfunzioni neurobiologiche che interferiscono con il normale processo di sviluppo. I fattori ambientali poi contribuiscono a definire l’espressività di tali disturbi, il grado di compromissione e di adattamento.

E’ importante poi ricordare che ritardi significativi nell’acquisizione di competenze induce importanti modificazioni che influenzano non solo le funzioni coinvolte dal disturbo, ma l’intera organizzazione psicologica del bambino in relazione al contesto. Ecco perché è importante una tempestiva diagnosi e un intervento riabilitativo mirato.

– In che modo il mancato riconoscimento e quindi la non riabilitazione condiziona lo sviluppo psicologico successivo del bambino? 

La presenza di un disturbo del neurosviluppo in età scolare accresce di circa due volte la probabilità che un ragazzo, in adolescenza o più avanti, presenti un disturbo psicopatologico. Dal 40 al 60% degli adolescenti che ricevono infatti una prima diagnosi psichiatrica presentano una pregressa difficoltà di neurosviluppo non trattata adeguatamente.

E’ sempre bene però distinguere le situazioni in cui accanto ad un disturbo del neurosviluppo è già presente un disturbo psicopatologico strutturato, da quelle in cui si rileva la presenza di segni e sintomi di un disagio che non arrivano però a configurare un disturbo franco e che quindi vanno considerati una conseguenza della difficoltà di sviluppo. Questi infatti tendono a ridursi spontaneamente con la riduzione della difficoltà specifica (vedi gli aspetti comportamentali dei bambini con Disturbo Specifico d’Apprendimento).

Il DSM-V (è il riferimento principale per le diagnosi psichiatriche) ha rappresentato una svolta in tal senso dal momento che è stata maggiormente sottolineata la continuità fra difficoltà dello sviluppo e psicopatologia in età adulta.  L’eliminazione della sezione dei «disturbi solitamente diagnosticati per la prima volta nell’infanzia, nella fanciullezza e nella prima adolescenza», a favore di una riorganizzazione dei quadri diagnostici secondo un ordine basato sull’età tipica di esordio riprende un tema ampiamente indagato nella letteratura clinica e empirica a conferma di uno degli assunti basilari della developmental psychopathology, per cui molte delle condizioni cliniche diagnosticate in età adulta possono essere considerate l’esito di un percorso eziopatogenetico che inizia già in età evolutiva. Questi cambiamenti portano ad una riconcettualizzazione di tutta la psicopatologia.

– In che modo intervire? 

Il primo step è sempre una attenta valutazione globale dello sviluppo complessivo del bambino (emotivo-cognitivo-neuropsicologico). Se è vero che “bisogna sempre rispettare i tempi del bambino” è pur vero che parlare, indicare, camminare etc non sono solo abilità specifiche ma la base su cui il bambino deve poggiarsi per strutturare l’acquisizione di nuove e più complesse competenze (ad esempio quelle della letto-scrittura in età scolare).

E’ dunque necessario rivolgersi sempre ad uno specialista quando si riscontra un ritardo significativo in tali domini di sviluppo. Non sempre poi è necessario intervenire direttamente ma si possono fornire utili consigli ai genitori su come stimolare il bambino affinché il gap maturativo non diventi poi un difficoltà e quindi un handicap.

Nei casi in cui invece bisogna intervenire si progetta un intervento che coinvolga sempre più specialisti (psicologo, logopedista, neuropsicomotricista) ma anche tecnici quali l’ortottico, l’optometrista o l’ortodonzista. E’ importante che il progetto riabilitativo non sia solo una stimolazione mirata, se così posso dire, dell’area deficitaria ma che tenga in conto di tutta una serie di altri aspetti ad essa connessa. E’ per questo che ogni progetto deve essere coordinato e supervisionato da uno psicologo esperto in età evolutiva non solo per una corretta diagnosi ma anche e soprattutto per poter pensare ad altri interventi (sostegno psicologico, gruppi terapeutici, counseling genitoriale) che risultano fondamentali ad accompagnare il percorso riabilitativo del bambino e mitigare gli aspetti emotivo-comportamentali ad essi associati.

Ad esempio secondo molte ricerche l’intervento congiunto di un supporto psicologico e di una terapia neuropsicomotoria nei casi di bambini con Disturbo della coordinazione motoria non solo facilita la riabilitazione stessa (permettendo al bambino di tollerare meglio le frustrazioni e non vivere in maniera eccessivamente negativa la mancata padronanza di alcune competenze motorio-prassiche) ma permette inoltre di arginare un rischio evolutivo spesso connesso a tali difficoltà motorie ovvero l’isolamento e le difficoltà relazionali che in adolescenza diventano talmente evidenti da configurarsi come veri e propri disturbi a se stanti.

Aggiungi un Commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *